Fiducia


Questo scritto è lungo e complesso, ma chi se lo legge si fa un bel viaggio.

 

Per chi sopravvive alla lettura qui c'è la spiegazione della circolarità di 2° e 3°


Cos'è la fiducia?

La fiducia è il calcolo della sostenibilità del rischio.

Mi tengo tutta la responsabilità sia del mio calcolo sia delle conseguenze.

 

La fiducia non è un commento su me o te, non è qualcosa da concedere.

E’ un con-testo, un testo definito insieme, che emerge fra noi, per nostra individuale totale responsabilità.

La fiducia è un patto su un patto di verificabilità che crea il contesto in cui ha senso negoziare e esserci.

 

Il contesto della fiducia può essere espresso con una frase di questo genere:
“per diminuire l’incertezza delle nostre aspettative e trovare motivazione, in modo di semplificare le scelte arricchendo al relazione, scegliamo ora come verificheremo i risultati della nostra collaborazione / convivenza e come funzioni il nostro modo di verificarli”.

 

Creare fiducia è più facile che spiegare come farlo, come camminare. Avete mai provato a descrivere esattamente come camminate?
Come camminare, la fiducia è un processo di continui sbilanciamenti e “cadute” frenate da “cadute” in direzione opposta.

 

Per chi ha la pazienza, ora si entra nell'analisi della definizione precedente, passo per passo, con gli sbilanciamenti nell’una e nell’altra direzione, e spieghiamo come mai tutti insieme i passi facciano una camminata agile, per comprendere infine come diventi più facile scegliere dove andare quando si sa camminare bene.

 

PASSO UNO

“Per diminuire l'incertezza …” l’incertezza è una emozione sgradevole, la fiducia ha lo scopo di diminuirla (se ci fosse certezza, la fiducia non sarebbe necessaria).

 

E la si diminuisce in maniera paradossale: rispondendo come se fosse già diminuita, considerando l’incertezza meno necessaria per indirizzare la nostra attenzione.

 

E funziona! Funziona paradossalmente, in un ciclo: se entrambi facciamo come se l’incertezza fosse minore, questa diminuisce proprio perché lo facciamo entrambi, per cui a entrambi conviene rispondere all’emozione come se fosse minore, specificando in tal modo un con-testo in cui è davvero minore.

 

Il contesto circolare di questo primo passo è “avrò fiducia se saprò negoziare con me stesso quanto rischiare, e lo farò in base a come negozio con te quanto rischiamo”.

 

Come essere responsabili in questo circolo?

 

Bisogna risalire dalla nostra emozione di incertezza ai presupposti in base ai quali consideriamo minaccioso qualcosa, per negoziarli con noi stessi e scegliere quanto e come, rischiare nella relazione.

 

Razionalmente può essere d’aiuto considerare anche i costi della sfiducia (che poi è la fiducia nella sfiducia) fra cui demotivazione, disimpegno, necessità di controllo, ostacoli alla creatività e alla risoluzione dei problemi, depauperamento della responsabilità, isolamento, alienazione, conflitti … e il rimanere incastrati nella sfiducia.

 

Teniamo conto che, o rischiamo scegliendo la fiducia, o questi costi saranno a nostro carico con certezza.

 

Il circolo vizioso che ci incastra nella sfiducia si attiva quando sentiamo di aver avuto ragione a non aver puntato integralmente sulla fiducia, e si radica con la credenza di essere migliori se facciamo scelte fondate su ciò che reputiamo più probabile che accada.

 

Quando ci capita di affermare “sapevo che mi avrebbe imbrogliato”, assaporiamo il vantaggio perverso di sentire di aver avuto ragione, e per continuare ad assaporarlo dobbiamo continuare ad essere ciechi rispetto alla nostra responsabilità nel non aver saputo impostare una vera relazione di fiducia.

 

I presupposti della nostra sfiducia ci appaiono confermati dagli esiti perché non vediamo che sono proprio questi ad aver promosso gli esisti sgraditi. E questa cecità continua ad alimentare se stessa.

 

Quando ormai siamo sfiduciati perché la sfiducia ci appare la scelta che riflette il giudizio migliore (e che ci garantisce di poterci giudicare migliori), siamo in uno stato di autoffesa.

 

Ma se ci accorgiamo dei costi della sfiducia e dei suoi circoli viziosi possiamo scegliere di uscirne. Per cominciare basta fare un piccolo passo, con un rischio sostenibile, e farlo gratis.

 

Per prendere responsabilità in una relazione, per creare fiducia, dobbiamo inoltre negoziare con gli altri in modo che anche per loro il rischio diventi emozionalmente sostenibile, nella consapevolezza che il nostro rischio diminuisce tanto più quanto anche gli altri hanno lo spazio per prendersi il loro.

 

La fiducia, come possibilità di scegliere serenamente, emerge perché prendersi i propri rischi e negoziare come prenderseli sono processi che si limitano a vicenda (tanto meglio negozio, tanto meno rischio).

 

Prendendoci il proprio rischio e negoziando (con noi stessi e con gli altri), mettiamo in moto la circolarità con cui la fiducia si autoalimenta: quanto più entrambi sappiamo prenderci i nostri rischi negoziati, tanto più ciascuno sa prendersi i propri, e quanto più ci prendiamo rischi entrambi, tanto più diventa vantaggioso per entrambi continuare a prenderseli.

 

Questa è la responsabilità, per ridurre l’incertezza, nella circolarità di 2° grado che crea fiducia: negoziare quanto ridurre l’incertezza con noi stessi // negoziare quanto ridurre l’incertezza con noi stessi / negoziare quanto ridurre l’incertezza con gli altri.

 

Fra due persone quanto più c’è fiducia, tanto più è importante che ci sia, e dunque tanto più aumenta il potere della fiducia di non essere disattesa. Si crea così, per esperienza del valore di un salto ingenuo, la fiducia nella fiducia.

 

Questa è la circolarità di 3° grado della fiducia nella fiducia: fiducia nella negoziazione /// incertezza nella negoziazione /// negoziare quanto ridurre l’incertezza con noi stessi // negoziare quanto ridurre l’incertezza con noi stessi / negoziare quanto ridurre l’incertezza con gli altri.

 

 

PASSO DUE

Per diminuire l'incertezza delle nostre aspettative …” la complessità è tale per cui, se vogliamo rispondere invece che rimanere bloccati nel processo di scelta, ad un certo punto appare necessario ridurre il numero di informazioni cui andiamo alla ricerca, e poi considerare realtà esaustiva le informazioni sui cui fondiamo la fiducia.

 

La fiducia fa proprio questo: semplifica il con-testo, o lo riduce. In un contesto semplificato, o più piccolo, il numero di informazioni da gestire è minore, dunque diventa più facile sia scegliere che credere ai presupposti delle scelte.

 

La fiducia, come possibilità di ridurre l’incertezza rispetto alle aspettative, emerge paradossalmente perché i suoi strumenti si limitano a vicenda: la verità e la specifica dei limiti in cui la verità deve rendersi evidente.

 

Il con-testo è questo: “ci sarà fiducia fra noi se circoleranno le comunicazioni utili al contesto che condividiamo, quelle estranee al contesto condiviso possono essere omesse senza minare la fiducia, così le comunicazioni scambiate diventeranno la nostra realtà”.

 

Quindi, per creare fiducia è importante delimitare il suo contesto e i criteri con cui è estrapolato (iperesemplificando: “ci vediamo alle 17” e “siamo colleghi non amici” significano che mi aspetto che alle 17 ci sarai, e che non mi aspetto che tu mi sposerai).

 

Definendo i limiti della fiducia, la si fonda, e se ne aumenta il potere perché diventa per entrambi più attendibile e più appetibile.

 

Bisogna inoltre negoziare i criteri in base a cui considerare vere, esaustive e pertinenti le informazioni che permettono di verificare la fiducia.

 

Quando si definiscono i criteri della fiducia, bisogna farlo in modo da  consentirle di  ampliare il proprio contesto.

 

Un modo per farlo è definire gli scopi degli scopi (e magari anche gli scopi degli scopi degli scopi), infatti così si promuove la possibilità di esprimere comportamenti fuori dal previsto, per dare soddisfazione agli scopi di livello logico superiore.

 

Infatti la fiducia si approfondisce e amplia il proprio contesto, se si è liberi di attuare comportamenti diversi da quelli previsti dallo scopo, per raggiungere meglio lo scopo dello scopo.

 

(es: se ti aspetto e arrivi in ritardo, perdo fiducia; ma se da collega mi vuoi sposare, forse la fiducia può allargare e/o spostare il proprio contesto).

 

Questa è la responsabilità per ridurre l’incertezza nelle aspettative nella circolarità di 2° grado che crea fiducia: definire i limiti della verità con se stesso // definire i limiti della verità con se stesso / definire i limiti della verità con l’altro.

 

Rispetto alle comunicazioni/informazioni, questo è la circolarità della fiducia della fiducia: fiducia nella verità /// incertezza della verità // definire i limiti della verità con se stesso // definire i limiti della verità con se stesso / definire i limiti della verità con l’altro.

 

Il contesto così diventa un valore in se stesso perché in esso è più facile che le aspettative siano soddisfatte, proprio perché le relazioni promuovono le azioni in modo conforme alle aspettative poiché si desidera mantenere il valore del contesto.

 

 

PASSO TRE

 

“… e trovare motivazione …”. La motivazione a creare fiducia appartiene a un livello logico superiore della motivazione del semplice scambio.

 

Siamo al livello della fiducia nella fiducia, qui si scambia il modo di scambiarsi, qui si riconosce la propria identità nell’etica degli scambi.

 

Il poter trovare identità ed etica è motivante in se stesso, e senza di esso non si dà nessuna autentica motivazione.

 

Ecco che non si può parlare di motivare gli altri, ma piuttosto di un processo che ci vede coinvolti nella ricerca di identità ed etica. Questa è la responsabilità per creare una relazione di fiducia.

 

La fiducia non solo facilita la convivenza, ma è la relazione in cui gli uomini si riconoscono pienamente umani.

 

La fiducia è sia strumento per se stessa che contesto di se stessa, in questo paradosso si realizza l’umanità, vale a dire il processo di creazione di contesti in cui riconoscersi umani.

 

Il contesto è questo “ho fiducia nella tua motivazione etica come ho fiducia nella mia, se ci motiva il riconoscere che essa definisce la nostra identità relazionale”.

 

Dunque chi voglia impostare relazioni di fiducia sappia che sta cominciando un percorso per aderire a se stesso: avrà fiducia nella misura in cui sentirà di aderire a se stesso nella relazione con l’altro.

 

Sarà motivato e sentirà di esserci, di esprimersi liberamente, nella misura in cui sentirà di comportarsi in maniera aderente a se stesso, responsabilmente.

 

Questa è la circolarità di 3° grado della motivazione etica della fiducia: fiducia nella motivazione etica /// incertezza nella motivazione etica /// etica // identità / etica.

 

 

PASSO QUATTRO

 

 “…in modo di semplificare le scelte arricchendo la relazione …”, qua si definisce la funzione della fiducia e la fiducia nel valore di questa funzione.

 

Semplificare le scelte e rendere generativa la relazione sono i due poli di una distinzione circolare, infatti si limitano a vicenda: tanto più le scelte sono semplici, tanto meno richiedono una relazione complessa (circolare).

 

La relazione di fiducia si è arricchita quando ha una maggiore capacità di semplificare le scelte.

 

Dunque la fiducia che emerge qui come circolarità è: semplificare le scelte // semplificare le scelte /rendere più complessa la relazione.

 

La fiducia della fiducia si esprime qui come: semplificare le scelte /// Non semplificarle eccessivamente // semplificare le scelte // semplificare le scelte / rendere più complessa la relazione.

 

Chi voglia creare relazioni di fiducia deve dunque scegliere quanto desidera semplificare le proprie scelte e quanto è disposto a coinvolgersi in una relazione per raggiungere quel livello di semplificazione.

 

La semplificazione legata alla fiducia è funzionale alla sopravvivenza delle relazioni, ma per mantenere il livello di complessità necessario alla loro evoluzione la semplificazione deve avere dei limiti.

Spesso si giunge ad una eccessiva semplificazione, nel tentativo di dare maggiore prevedibilità agli eventi e di economizzare le energie, promuovendo azioni automatiche o controllabili, il che rende ciascuno meno abile a rispondere all’imprevisto e dunque più fragile.

 

Questo è quel che accade quando riduciamo la fiducia a fede impostando relazioni paternalistiche o di dipendenza.

 

Per mantenere la fiducia e non ridurla a fede, cioè per mantenere il livello di complessità necessario all’evoluzione, bisogna riconoscere che l’altro è altro, non completamente prevedibile.

 

Con questa consapevolezza si crea lo spazio del reciproco riconoscimento e della responsabilità nel creare una relazione di fiducia.

  • La fiducia è come un balletto in cui ogni passo è un’occasione di verifica sia degli obiettivi, sia della relazione.
  • La fede è invece un balletto a due soli passi, quello iniziale, solitario perché non sollecita un feed-back libero, e quello, spesso evitato fino all’ultimo, della verifica.

Quando agiamo per fede il nostro interlocutore diventa invisibile, consideriamo le sue azioni prevedibili e scontate, dunque non degne di uno sguardo e di feed-back, e non specifichiamo gli obiettivi con le opportune verifiche. Tutto questo rende noi e il sistema che partecipiamo molto fragili e irresponsabili, dunque incapaci di evolvere.

 

Purtroppo agendo per fede in condizioni in cui lo scambio è complesso, la verifica finale è troppo spesso deludente.

 

Se talvolta ci sentiamo ‘imbrogliati’, vittime (con tutti i vantaggi perversi e la perdita di responsabilità conseguenti) è perché abbiamo agito per fede.

 

Se viceversa abbiamo impostato una relazione di fiducia, fondata sulla verificabilità, in caso di insoddisfazione riconosciamo e sviluppiamo la nostra responsabilità.

 

La fiducia, essendo il processo ricorsivo del riconoscimento dell’altro e della negoziazione delle verifiche,  promuove la sopravvivenza, nell’evoluzione, della relazione.

 

 

PASSO CINQUE

“… scegliamo ora …” questa è la dimensione temporale della fiducia. Nel presente si manifesta con una scelta, che essendo metodologica (si sceglie come si sceglie), prende ora responsabilità per il futuro.

 

Dunque presente e futuro danzano in un circolo: futuro // futuro / presente.

 

Il contesto così definito è simile a: “dalle nostre scelte di adesso dipende il funzionamento della nostra relazione di fiducia, che sarà verificata in futuro in base a quanto sappiamo scegliere adesso”.

 

scegliamo”, per quanto riguarda il futuro, è paradossale: non si prende solo la responsabilità di rispondere al mondo come è, ma anche quella di evolverlo in come potrebbe diventare: un contesto di fiducia. Perché in esso ha senso esserci, fare, ascoltare, rispondere.

 

Chi voglia realizzare relazioni di fiducia, sappia che sta scegliendo come partecipare questa evoluzione.

 

Di solito la fiducia cresce gradualmente, con piccole libere* (*libere in quanto non definite come ovvie dal contesto e dunque libere dal dover essere ricambiate) offerte reciproche inattese, che non ampliano eccessivamente il suo contesto, dunque che possono essere gentilmente rifiutate.

 

 

PASSO SEI

“… scegliamo ora come verificheremo …”. La verifica è lo strumento principale della fiducia.

 

E’ paradossale perché senza verifica non si può parlare di fiducia, ma quanto più frequente è la verifica tanto più limitata è la fiducia.

 

Si esprime in questo circolo: fiducia // fiducia / verifica.

 

Chi vuole impostare relazioni di fiducia deve definire i tempi e i modi della verifiche, non temendo di limitarla, ma anzi riconoscendo che la fiducia nasce e cresce a partire dai propri limiti.

 

 

PASSO SETTE

“… verificheremo i risultati della nostra collaborazione/convivenza …”.

Ci sono due livelli di responsabilità da agire in contemporanea e in base ai quali valutare i risultati:

  • il livello dei risultati: chi voglia impostare una relazione di fiducia deve descrivere compiutamente i risultati cui aspira perché questa descrizione delimita il contesto della fiducia e per questo rende i risultati più attendibili. Con questa verifica riportiamo l’attenzione al mondo, al quale possiamo rispondere se stiamo attenti al nesso fra ciò che facciamo e ciò che otteniamo.
  • il livello del contesto stesso di fiducia, che definisce la fiducia della fiducia: chi vuole creare una relazione di fiducia per ottenere determinati risultati, ricordi che li otterrà più facilmente se la sua attenzione, oltre a definire i risultati auspicati, si concentrerà sulla relazione stessa.

La collaborazione/convivenza va intesa nel senso di accrescere il valore in entrambi i livelli, con l’attenzione ai feed-back per valutare i risultati e l’attenzione alla propria responsabilità nella relazione di collaborazione.

 

 

PASSO OTTO

...e come funzioni il nostro modo di verificarli. Questo passaggio riconosce la circolarità di  3° della verifica nella creazione di fiducia nella fiducia: fiducia nella fiducia /// verifica della fiducia // fiducia // fiducia / verifica.


 

SE SEI SOPRAVVISSUTO leggi qui come funziona la circolarità di 2° e 3°